V.Franceschini - ProLoco Casandrino

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Casandrino
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La Proloco continua la sua opera di riscoperta e valorizzazione   delle  radici     storico-culturali di Casandrino , per le quali  si è impegnata con il progetto “Nel Presente…il passato e il futuro”. In occasione di “Natale insieme 2019”, presenta il prodotto di una ricerca fatta dagli operatori del servizio civile D.Bilancio , M. Correggia e R.Gervasio , coordinati dal prof. S Cammisa, sulle opere di un pittore sconosciuto ai più, che però,  è nato nel nostro paese ma caduto completamente nell’oblio, quantunque fosse già citato  da padre Cherubino Caiazzo nel suo libro “Casandrino nella storia di ieri e di oggi” e che il Consiglio Comunale cittadino  nel 1978 con deliberazione n°14 del 23 dicembre avesse intitolato  una strada al medesimo.
 
                                                  Si tratta di Vincenzo Franceschini, nato a Casandrino nel 1812 e di cui più estesamente  si dirà in terza pagina di copertina. Durante la  ricerca, con piacere, si è scoperto  che  anche il comune di Qualiano ha voluto ricordare il nostro illustre concittadino, intitolandogli una strada, con delibera di C.C. n° 108 del 21/10/1996, proprio in prossimità del “Ponte Surriento” soggetto molto caro al pittore, come vedremo.
 
Larga parte della produzione paesaggistica di Franceschini, purtroppo, è al momento irreperibile perché appartenente a collezioni private.
Nella ricerca citata sono stati trovati, comunque,   una cinquantina di opere del pittore; di una trentina di questi quadri, esposti in pinacoteche pubbliche,   sono state acquisite  le schede tecniche e  stampate hanno reso  immagini di buona qualità.
Sono  state trovate inoltre  delle “osservazioni” di Franceschini “Sul sistema d’insegnamento delle belli arti a Napoli”, datate 1848, periodo in cui lo stesso è stato docente presso l’Accademia di via  Costantinopoli.   
Con il materiale prodotto, la Proloco, ha predisposto una “Mostra didattica”, in sala Savio, che gli alunni delle scuole e tutti i cittadini potranno visitare accompagnati dai volontari del Servizio Civile. Le stampe rispettano  quasi tutte le dimensioni reali dei quadri e, laddove, per motivi tecnici, non è stato possibile  sono state rispettate le proporzioni. Questa brochure/catalogo faciliterà la visita e resterà a memoria dell’Evento.
di Franco Pezzella dell’Istituto di Studi Atellani  di Frattamaggiore
 
 
Figlio di un magistrato napoletano, Vincenzo Franceschini era nato, secondo la maggior parte dei suoi biografi, nel 1812, a Casandrino.
 
Destinato alla professione legale, lasciò ben presto gli studi per dedicarsi alla pratica di vari sport, e per intraprendere la carriera artistica. Nel 1837 fu allievo, infatti, per pochissimo tempo, del più importante esponente della "Scuola di Posillipo" il maestro olandese Anton Sminck Pitloo, che morì  proprio in quell’anno. Deciso a proseguire gli studi, s’iscrisse al Real Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Filippo Marsigli, dal quale apprese le metodologie di studio delle figure.
 
Nel 1844 intraprese un lungo viaggio che lo portò in varie città italiane, tra cui Roma, dove soggiornò alcuni mesi per elaborare diversi studi di paesaggi.
 
Rientrato a Napoli, espose alla “Biennale borbonica” del 1845 un Paesaggio di composizione e uno Studio d’alberi. Alla “Biennale” del 1848, invece, presentò, oltre a due Studi, Campagna romana con ruderi di architettura che gli valse la medaglia d’oro piccola. Al decennio compreso tra il 1839 e il 1849, si datano anche diversi disegni conservati presso il Museo di San Martino dedicati al tema delle grandiose rovine pompeiane.
In virtù della fama di paesaggista acquisita in quegli anni, tra la fine del 1850 e gli inizi dell’anno successivo, fu chiamato dal barone Pasquale Mattej, regista dell’opera, a collaborare con due disegni raffiguranti Vedute del Monastero di S. Michele di Monticchio all’Album artistico donato da Ferdinando II alla consorte Maria Teresa. Al 1851 risale, invece, il Paesaggio con ponte, sicuramente l’opera più famosa del Franceschini, acquistata dalla Casa Reale borbonica per la «pinacoteca formata nella Reggia di Capodimonte», dove tuttora si conserva. Al tema dei ponti Franceschini aveva già dedicati altri tre dipinti: I ponti della Valle di Maddaloni (1848), Il ponte di Gaeta e I Ponti del Diavolo a Salerno.  A questa prima fase di attività dell’artista si possono assegnare diversi dipinti che si conservano in pinacoteche pubbliche e in collezioni private: Mandria di vacche, le tre Vedute di Nola (Museo di San Martino), Paesaggio con Vesuvio, Cortile con il castello di Lettere. Alla mostra borbonica del 1855, Franceschini espose un paesaggio di composizione, Leone di Bisanzio guidato dalla maga Melissa, premiato con medaglia d'oro. Degli anni successivi sono il Paesaggio sorrentino, Cristo tentato nel deserto, Venere al bagno, Paesaggio con il Vesuvio. Fu presente all’Esposizione Nazionale di Firenze del 1861 con l’Ariosto. Fu anche ritrattista: di questa attività si conoscono però due sole tele, un Ritratto di giovane dama e il Ritratto di un Giovanotto.
Di lì a qualche anno, però, afflitto da gravi problemi mentali, fu costretto ad abbandonare l’attività, alla quale tornò a dedicarsi poco prima della morte, avvenuta a Casandrino o forse a Napoli nel 1884
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